Come molti timidi di natura, quando parla in pubblico il presidente Uvet Luca Patanè deve carburare un po’, ma poi parte e non lo ferma più nessuno: è sincero e non dice banalità. Ne abbiamo avuto conferma alla conferenza stampa che annunciava l’acquisto (ormai in dirittura d’arrivo) di Blue Panorama. “In un’ottica di integrazione verticale, una compagnia aerea ci sta”. Vero, dopo l’acquisto del t.o. Settemari e la gestione diretta di quattro hotel, rete e BT a parte, mancava il vettore. “Abbiamo affrontato tante sfide, in questi anni, e sono andate quasi tutte bene”. Vero, suffragato dalla crescita che, in trent’anni, ha portato da 40 a 1.400 dipendenti. Il “quasi” va probabilmente riferito a due operazioni nelle quali Patanè aveva fortemente creduto (e investito): l’EXPO 2015 e la joint-venture col fondo Zhong Xin Investment per portare i cinesi in Italia. “La competizione si fa sull’ultima riga del bilancio, quella dei risultati: lì siamo numero 1”. Vero, 14 milioni di Ebitda nel 2016 e 20 nel 2017. “Il discorso fondi d’investimento e Uvet è un po’ difficile, ho costruito la mia azienda da solo e non è all’ordine del giorno l’ingresso di un equity”. Vero, tutti sanno che la TIP di Giovanni Tamburi aveva trascorso mesi, nella sede di Porta Volta, per poi scegliere Alpitour. La sensazione è questa: un uomo solo (anche se affiancato da ottimi manager) al comando.