La XIX Edizione del Rapporto sul Turismo Italiano, edito dalla Mercury di Firenze e a cura del Prof. Emilio Becheri dell’Università di Firenze, comprende il contributo di Roberto Gentile dal titolo “La distribuzione turistica in Italia: da bottega a grande distribuzione organizzata, un’evoluzione durata vent’anni”. Ecco l’incipit:
INDIPENDENTE VERSUS AGGREGATO
“Meglio soli che male accompagnati” è il mantra ripetuto da molte agenzie di viaggi “storiche” negli ultimi vent’anni. Quando la crescita dei network di agenzie si è trasformata da fenomeno di nicchia a vera e propria rivoluzione epocale, a partire dalla metà degli anni ’90, le agenzie di viaggi allora sulla piazza si trovarono di fronte a un bivio: l’indipendenza o l’aggregazione? Indipendenza significava mantenere l’assetto che l’agenzia aveva sin dalla fondazione, risalente magari a decenni prima: di stampo familiare, dove il passaggio generazionale era scontato, la cui insegna era spesso il cognome di famiglia (la Sbrojavacca Viaggi di Treviso, la Ormas Viaggi di Barletta). Aggregazione significava cogliere l’opportunità offerta dalle prime reti fondate in Italia, che importavano nel nostro settore dinamiche mutuate da altri (il franchising per GiraMondo Viaggi di Verona, il gruppo d’acquisto per Buon Viaggio Network di Milano). L’agenzia indipendente rivendicava la propria autonomia, una professionalità acquisita con grande impegno e un forte radicamento sul territorio. L’agenzia aggregata riconosceva il limite di non poter fare tutto da sola, quindi delegava alcune attività (la contrattualistica, ad esempio) alla rete di pertinenza, per concentrarsi sul core-business, ovvero sulla vendita al consumatore finale. Dopo vent’anni, nella prima metà degli anni ’10 del nuovo millennio, e più dell’80% delle agenzie connesse a una rete, l’esito della contesa ha visto un solo vincitore: l’aggregazione.
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